mercoledì 30 giugno 2010

Dipende da quale lato la osservi

Le poche parole di don Stefano mi fanno tornare in mente gli auguri di don Carròn ai novelli sacerdoti della San Carlo al termine dell'«Anno Sacerdotale segnato da terribili prove per la Santa Chiesa».

Mi fanno anche ricordare una Messa a cui ho partecipato recentemente: ad eccezione di una bambina, ero la persona più giovane dell'assemblea; al momento della Comunione, ho contato in fila con me ventotto donne e quattro uomini (a parte il sottoscritto e la bambina, erano tutti sopra i cinquanta-sessant'anni di età). Il celebrante aveva la cadenza e la lentezza di una recita per l'asilo infantile, la chiesa stessa mostrava più il colore giallino delle pareti che qualsiasi altra cosa.

Da un lato una Chiesa che stancamente si trascina su sè stessa, una faccenda di anziani e per anziani, una cosa in via di estinzione per cause naturali. Dall'esterno una persecuzione solida, palpabile, incessante, per screditare anzitutto il sacerdozio cattolico. In fondo, in periferia, un manipolo di «innanzitutto uomini» che nella semplicità (e perfino “con un po’ d’imbarazzo, non sapevo che cos’altro dire…”) rende presente Cristo.

martedì 29 giugno 2010

Nostalgia di una innocenza

Osservo una tendenza curiosa: nelle fiction (su carta o su pellicola) i personaggi hanno saggezza, intelligenza e raffinatezza da vendere, sproporzionate alla loro età dichiarata. Ti mostrano un adolescente che dà risposte sulla vita da anziano scaltro e sincero. Ti mostrano una bambina che non segue mai il capriccio giocoso del momento ma capisce, intuisce e risponde come una persona che ha le idee chiare sulle cose della vita (che pure, data l'età, non può aver vissuto o potuto osservare a lungo).

La necessità di rappresentare personaggi psicologicamente adulti ma fisicamente giovani è per quella inestirpabile nostalgia di un'innocenza, di cui in genere si è disposti ad ammettere l'esistenza ma non ad ammettere che è in realtà nostalgia del paradiso terrestre prima del peccato originale.

lunedì 28 giugno 2010

Cinema, possessioni diaboliche ed esorcismi

Visto un film di propaganda ufologica ma con una caratteristica particolare: ciò che si vuole attribuire agli alieni è facilmente riconoscibile come possessione diabolica (ma bisogna essere cristiani per capirlo).

L'alieno parla con la lingua degli antichi sumeri: ma guarda un po', nei casi di possessione diabolica c'è sempre qualcuno che si esprime in lingue lontanissime e sconosciutissime (fenomeno che se genuino è solo preternaturale). Gli alieni lasciano una sensazione di orrore e (testuale) “senza nessuna speranza”. Ma guarda, proprio l'anticipo dell'inferno. Gli alieni che “rapiscono” qualcuno, finiscono per farlo muovere e parlare in maniera innaturale (con tanto di levitazione improvvisa), proprio come succede tipicamente alle persone indemoniate.

La sigla finale del film è talmente posticcia (testimonianze di persone che avrebbero visto strani UFO in cielo) da far capire a qualunque persona dotata di buonsenso che gli alieni non c'entrano per niente. Il film è costruito attorno a degli spezzoni video girati dal vivo con sempre la stessa videocamera (che - guarda caso! - si guasta nel video ma non troppo nell'audio; beh, comprarne una nuova non si poteva? provare con 4-5 diverse videocamere, tra digitale e analogico, non si poteva? no, altrimenti non si poteva confezionare il film come testimonianza ufologica).

L'ipotesi più ragionevole è che in quel paesetto dell'Alaska più di qualcuno si sia dilettato di sedute spiritiche e abbiano finito per pagarne le conseguenze. Ogni tentativo umano di investigare e capire quegli strani fenomeni si riduce perciò a spiegazioni di comodo come gli UFO o come disturbi psichici.

Mi è capitato poi di vedere un film su attività paranormali. Una coppia comincia a sentire rumori in casa ogni notte e filma tutto (“su fire-wire”, così non ha problemi di durata) per poi analizzare il mattino successivo quando e come si sono verificati i fenomeni paranormali.

I due, non essendo cristiani, commettono qualche imperdonabile errore: stuzzicare la presenza estranea e addirittura tentare di comunicare attraverso una di quelle board per sedute spiritiche (tutte pratiche vietatissime dalla Chiesa fin dalle origini), aggravando parecchio il problema dell'infestazione e possessione diabolica.

Quando il film sta per terminare, scoprono “su internet” che esiste gente con lo stesso problema. Si distinguono chiaramente le parole “prete cattolico” ed “esorcismo” sulla pagina web che viene mostrata. Ma come si fa a parlare di esorcismi cattolici a gente a cui non importa niente della fede? (in realtà a chiedere disperatamente l'aiuto di esorcisti sono spesso persone atee o di religioni non cristiane).

Vedo insomma che nella cinematografia recente, oltre a sputare sul cattolicesimo nei modi più sottili e meschini possibili, si riscopre il demonio (anche se si fa di tutto per non chiamarlo così). Forse, più che “si riscopre”, dovrei dire “si fa pubblicità” al demonio, con l'intento di renderlo terrificante e interessante (primo film) oppure terrificante e stuzzicante (secondo film).

I due errori che si possono commettere a proposito del demonio sono infatti il crederci troppo (e sentirlo dappertutto) ed il crederci poco e niente (vivendo come se le inclinazioni al peccato fossero risolvibili con un po' di buona volontà e con una cliccata su “Iscriviti” all'ennesimo gruppo Facebook contro qualche piaga sociale).

No, non consiglio di perdere tempo a vedere quei due film. Meglio una buona lettura, per esempio un libro di padre Gabriele Amorth. Meglio lasciar parlare l'esperto vero, perché pressoché tutti i film e i libri che trattano di esorcismi, provenendo da punti di vista deboli o discutibili, non fanno altro che spingere nelle due direzioni sopracitate (vivere ossessionati dal demonio o vivere come se il demonio non esistesse).

Ma probabilmente serve ancor meno fatica poiché, come scriveva Flannery O'Connor, “è facile acquisire una conoscenza adeguata del diavolo: basta resistergli”. Basta resistere alle tentazioni giorno per giorno.

domenica 27 giugno 2010

Ci voleva un bergamasco per capire la propria terra

«Morire per un ideale… A noi insegnano a cambiarli continuamente!»

Il resto lo racconta sul solito sito web che consulto quasi ogni giorno (invito i miei cinque lettori e mezzo a fare altrettanto, così mi risparmio di fare eco qui sopra delle tante cose che mi lasciano a bocca aperta).

sabato 26 giugno 2010

Compare Orso: pizza e gelati

Ricordo di aver letto su un vecchissimo numero di Topolino un fumetto con Ezechiele Lupo, Bambi, Compare Orso, Cip e Ciop, in cui si parla di organizzare una festa. Compare Orso sente nominare “pizza” e “gelati” ed assume un'espressione di sorpresa, speranza e giubilo. Ma sebbene tutti si diano da fare, nel bosco si trovano solo bacche e noci (infatti la festa riuscirà malissimo).

Quell'espressione di Compare Orso, nelle intenzioni dei disegnatori, doveva far sorridere il lettore. Invece fu cento volte peggio di una fucilata nei piedi.

Era l'espressione di chi si accorge che una novità è in arrivo nella sua vita.

Tanta è la sete di novità, che anche il solo sentirla annunciare lascia a bocca aperta: “pizza? gelati?” ripete meccanicamente. “Pizza? Gelati?” ripetutamente rimbomberà in cuore a Compare Orso, non più come una domanda, ma come una grande, grandissima attesa.

“Pizza? Gelati?” Dura circa un secondo, sul cronometro, ma in cuor suo è stata almeno una settimana di festeggiamenti. “Pizza? Gelati?” A noi oggi ci sembra così poco; dopotutto, dopo averne mangiato, ognuno a casa sua e... già sulla via del ritorno si vive solo di ricordi (cioè la tristezza sta rientrando dalla porta principale), perché non è saziando lo stomaco che si diventa felici.

Quell'espressione di Compare Orso era disegnata per farmi sorridere ed invece mi ha ricordato tante volte (chissà quante altre volte me lo ricorderà ancora) che quella sete di infinito, quella sete di novità, quella sete di qualcosa di grandioso e maestoso, quella sete di un intervento “esterno” nella propria vita al fine di compierla, è talmente grande che ci basta anche soltanto il sentir nominare qualcosa di gradevole per farci star lì imbambolati come Compare Orso.

Queste cose dovrei dirle a quei due genitori che inondano di “novità” il proprio figlio (giocattoli, pizza e gelati). Compare Orso e Mamma Orsa che viziano il figlio Orsacchiotto... poiché non sanno che le più grandi attese della vita (incluse quelle più perverse) non sono altro che un flebile riflesso di quella infinita sete del cuore, che solo una “risposta infinita” può compiere.

venerdì 25 giugno 2010

Un orologetto da quattro soldi

Quando sento parlar male di gente del movimento, mi torna sempre in mente quel nonnetto che comprò un inutile set di pentole da una televendita solo perché si era infatuato dell'orologetto in omaggio.

Succede infatti che ci sia gente che simpatizzi per il movimento di Comunione e Liberazione per dettagli secondari. Costoro hanno incontrato un'idea, non delle persone. Condividono con il movimento delle attività e delle vedute, ma non condividono una vita.

Di quando in quando mi meraviglio di qualche nuovo “orologetto”. Per esempio ci sono certuni infatuati dell'americanismo (che è una delle cose più lontane da ciò che ci ha insegnato il don Giussani) e che talvolta addirittura si lamentano perché i ciellini non sono abbastanza americanisti (facendo dunque coppia perfetta con i sinistrorsi che ci accusano di esserlo troppo). Oppure ci sono altri che avendo ridotto il cristianesimo ad un'ideologia anticomunislam, si sdegnano nel vedere che al Meeting di Rimini viene invitata a parlare anche gente di sinistra o musulmana.

La massima soddisfazione, per questi fan dell'orologetto da quattro soldi (in nome del quale comprano un set di pentole scadente ed inutile) è poter dire: ah, tu sei un ciellino, dunque tu sei quello che fa il Banco Alimentare, tu sei quello che si accaparra il posto grazie alla Compagnia delle Opere, tu sei quello che parla in gergo ciellino, tu sei quello che raduna un mucchio di gente al Meeting... La massima soddisfazione, per questi fan dell'orologetto, è poter qualificare il movimento di Comunione e Liberazione come un club di gente che proferisce discorsi già sentiti ed effettua operazioni già prevedibili. La massima soddisfazione, per i nemici del movimento, è affermare che sia opera di mani di uomo.

giovedì 24 giugno 2010

"Dovevano" lasciarci vincere il campionato mondiale di calcio

Ha un che di religioso l'imprecazione di quel bambino dopo la miserabile fine della partita: “non è giusto! dovevano lasciarci vincere!”