venerdì 30 luglio 2010

Positivismo giuridico



Chissà se l'autore della vignetta intendeva davvero far sorridere.

Forse intendeva solo far riflettere -per esempio- sull'aborto procurato, “legalmente giusto” (infatti paga lo Stato, cioè noi contribuenti), ma moralmente e oggettivamente sbagliato (uccisione di un bambino innocente, reo di essere ancora troppo giovane per nascere).

Al processo di Norimberga gli accusati si difesero affermando di aver “obbedito a degli ordini”. Dunque il giuspositivismo è pericoloso.

domenica 25 luglio 2010

Stupirsi di fronte al reale

Maria Essen Moiseyevna, militante bolscevica della prima ora, racconta di una lunga passeggiata tra i monti svizzeri, assieme a Lenin. Lenin e la giovane donna stanno in piedi sulla cima di una montagna.
«La vista è senza limiti... la luce riverbera in maniera insopportabile dalla neve... mi sento presa dallo spirito dell'alta poesia... sto per recitare Shakespeare e Byron... e poi guardo Vladimir Ilyich. Se ne sta seduto, immerso nei pensieri, poi improvvisamente sbotta, 'Mettila come ti pare, i menscevichi ci stanno proprio cacando in testa!»
Citato da: Edvard Radzinsky, Stalin, Random Books, 1996, p. 54.

lunedì 19 luglio 2010

Intrigo al Concilio Vaticano II

“Gli americani fanno le guerre perché poi ci fanno i film”. Parafrasando, dovremmo dire che la Chiesa cattolica ha fatto il Concilio Vaticano II perché poi se ne facessero libri, articoli e discussioni a non finire. Obiettivo centrato fin troppo bene: a quasi mezzo secolo dall'apertura, nessuno se ne stanca mai di parlarne e di scriverne (il 2012 sarà apocalittico non per i Maya ma per le celebrazioni e contro-celebrazioni del cinquantennale).

Mi dicono che ogni Servizio Segreto è dotato di una Sezione Speciale i cui addetti non fanno altro che compulsare romanzi (soprattutto gialli) perché è noto che ciò che è troppo pericoloso affermare si può sempre romanzare. Chi ha orecchi per intendere intenderà e discernerà fra ciò che è plausibile e ciò che è fantasioso.

Qui, scusate se me la rido, intendo dare una mano ai Servizi Segreti perché non si affatichino troppo nella lettura di Intrigo al Concilio Vaticano II di Rosa Alberoni, edito da Fede e Cultura, casa editrice assai meritevole a cui si può perdonare questo peccatuccio veniale. Il romanzo, infatti, mi pare poco meno che una lettura da spiaggia.

A pagina 4 trovo il solito caveat: «ogni riferimento a fatti e a persone è puramente casuale». In quarta di copertina una netta smentita: «ha detto un anziano funzionario della Curia: “c'è più verità in questo romanzo che in mille opere scritte sul Concilio Vaticano II”». Smentita impegnativa (anche se notoriamente le curie non brillano per intelligenza e verità) ed accompagnata dalle affermazioni dell'autrice in qualche intervista («sono venuta a conoscenza di una congiura ordita contro il Papa durante il Concilio Vaticano II»).

Col recensire un romanzo per stroncarlo, si finisce tutto sommato nel fargli un po' di pubblicità che non meriterebbe. Sarà che sono abituato alla prosa ferrea di una Flannery O'Connor, o allo stile inglese di un Lewis o un Marshall. Sarà che spazio fra Cammilleri (con rigorosa doppia emme) e Dobraczynski, fra Corti e Dostoevskij, fra Grossman e Bernanos. Sarà. Passare da vini di pregio a una gazzosa un po' sfiatata è sempre traumatico.

Lo stile del racconto, infatti, mi pare quello di un'adolescente fiera della sua media alta che si accinge a far cronaca romanzata. La prima metà del libro è una lunga introduzione riassumibile in “ci sono i buoni e i cattivi”: superflua per l'addetto ai lavori, non entusiasmante per il lettore che scorrendo le pagine comincia a domandarsi perché i cattivi sono arrivati così in alto e così organizzati.

Pazienza: non si poteva pretendere un riassunto del monumentale (e introvabile) Complotto contro la Chiesa. Ma ho la netta impressione che per spiegare cosa è successo in quel novembre 1964 la Alberoni abbia speso troppe parole, specialmente sulla protagonista e sulle sue focaccine.

La parte interessante del romanzo è concentrata in poche decine di pagine e non dice molto rispetto a quanto già noto di quei giorni. I motivi della crisi del post-Concilio vengono liquidati in poche righe. La lunga omelia finale non rende giustizia al romanzo e comunque, anche se fosse solo per questa, mi è proprio difficile consigliare una lettura del genere.

Me lo presentavano come il novello Windswept House, e invece era solo uno stucchevole racconto estivo per casalinghe.

venerdì 16 luglio 2010

Vale anche per i blog

Non solo cosa leggere, ma come

Cari amici ClanDestini,

per una volta vorrei che si parlasse non del cosa leggere ma del come leggere; perché mi sembra che ultimamente si legga allo stesso modo in cui si guarda la televisione. Seduti, comodamente o meno, si sceglie qualcosa di ben confezionato che ci distragga la mente: magari un libro che ha già pronta una riduzione video. Si cerca un’evasione o, peggio, un allontanamento dal reale: una bella storia che non c’entri affatto con la nostra vita, che non ci inquieti. E per, carità, poca poesia, che pare riservata a masochisti intellettuali o alla meglio inguaribili romantici!

Eppure anche leggere è un lavoro, se non altro è un “andare incontro” e presuppone un movimento del cuore e del cervello. Lo scrittore, se è vero, ci offre il suo di lavoro e ci dà l’opportunità di entrare a farne parte: chi scrive stipula un patto con chi legge, perché senza un lettore nessuna opera ha un senso. Da parte di chi legge invece esiste l’avventura della scoperta, l’uso del proprio giudizio e la voglia, o meglio la gioia, di fare un passo oltre, di crescere, di apprendere.

Non considero un libro buono se, una volta finito, io non mi senta almeno un po’ migliore di quando lo ho cominciato: questo è il criterio della letteratura, che è lo stesso dell’educazione.

Uno scrittore deve essere responsabile, cioè capace di risposta, di ciò che scrive appunto; ma un lettore deve voler interrogare quello che ha di fronte, non se lo può subire, come non può semplicemente restare indifferente.

Perché allora è quello che succede? Perché Herta Muller o Cormac McCarthy non hanno contrappunti italiani? Manchiamo di grandi scrittori o i migliori non vengono pubblicati perché non verrebbero letti, comprati?

Davvero siamo così disabituati a leggere bene, leggere il bello, oppure il motivo è altro, è che leggere in questo modo sviluppa un giudizio che a lungo andare può diventare pericoloso…
Citato dalla newsletter di ClanDestino Zoom, newsletter che consiglio di tutto cuore.

Prima nota a margine: per uscire dal circolo vizioso occorrerebbe togliere la TV dalla propria casa (impresa più ardua dello smettere di fumare con la sola volontà), stanziare fondi per ricostituire l'armeria (cioè la biblioteca di casa) e costringersi a recensire i libri letti (spiegando anche cosa ha spinto a leggerli). Quasi impossibile senza una compagnia, pressoché impossibile se non si sa in che direzione cercare.

Seconda nota a margine: quanto detto sullo scrivere libri vale anche per chi pubblica un blog...

martedì 13 luglio 2010

Dimora

«Andavo avanti senza una meta. Per questo mi sentivo strano, per questo avevo sempre fretta.
Ma questo posto ha qualcosa di misterioso. Comincio a sentirmi come... come se io avessi sempre abitato qui. Stando qui e lavorando tutto il giorno, vedendo i volti lieti di ognuno, mi ha reso indescrivibilmente felice. Mi ha fatto sentire a casa» (...) «Mi sento come se volessi rimanere qui per sempre».
Sono le riflessioni di Takemoto (traduzione mia), nell'episodio 1/23 di Honey and Clover[1] quando comincia ad assaporare la vita del monastero[2] in cui si è ritrovato per un banale incidente mentre fuggiva da tutto e da tutti, cioè mentre fuggiva dal senso di vuoto della propria vita e dall'impossibilità di avere accanto la donna che ama.

Non gli ci vuole molto per scoprire quanto gli sia preziosa quella comunità[3] in cui è approdato per caso. “Come se avessi sempre abitato qui”: una compagnia, una corrispondenza.

Sono sorprendenti le analogie con la vita di un monastero cattolico[4]. Nel tracciare quel racconto l'autrice[5] ha anche tratteggiato delicatamente la vita delle comunità di consacrati a Cristo, probabilmente senza esserne neppure consapevole. Ha descritto cosa si prova ad incontrare un luogo dove l'io, come dice il don Giussani, è «sollecitato, aiutato e recepito».

In qualche caso, nei momenti di sconforto (specialmente dopo l'incidente di Hagu) sfuggiva qualche invocazione a Dio (“o Dio, salvala; o Dio, ma perché tutto questo?”) Ma il termine kami (神) è piuttosto traducibile come “divinità”. Veniva invocata una generica “divinità”, non un Dio personale. La vera novità, per Takemoto, è l'aver scoperto una dimora: nulla sarà più come prima. Giungerà infatti ad invocare Dio in lacrime, chiedendo perché gli sia stato messo in cuore un desiderio così grande senza alcuna possibilità di vederlo realizzato.

Solo alla fine[6], con quel che ai nostri occhi parrà l'ingresso in noviziato, capirà. E diventerà capace di ringraziare Dio.


1) La serie Honey and Clover (titolo da intendersi come “miele e quadrifoglio”, cioè portafortuna) è un manga di taglio romantico-slice of life, successivamente adattato in due serie anime, film e sceneggiati. Qui mi riferisco alle due serie anime trasmesse in Giappone tra il 2005 e il 2006.

2) La storia è ambientata in Giappone: si tratta di un monastero buddista. Nel caso specifico, non era una comunità di monaci ma di restauratori e carpentieri che si spostano periodicamente da monastero a monastero, facendo vita comune e lavorando sodo con una bassa paga (una trentina di euro al giorno).

3) Nella narrazione si suggerisce che solo con una grande passione si può fare quel lavoro, del tutto artigianale (senza né schemi né pianificazione, limitandosi a riparare rimanendo fedeli all'originale): si sente quasi l'eco dei consigli evangelici (povertà, castità e obbedienza). Ammetto di essere stato tentato di scrivere Memores Domini anziché monaci.

4) Nel sito web della conferenza episcopale giapponese leggevo una riflessione sul calo drammatico dei “preti” buddisti (diminuiti dell'ottantadue per cento dal 1970 al 2005); i preti cattolici sono invece calati da 1900 a 1500 nello stesso periodo (in Giappone il cattolicesimo è marginale). Il lato involontariamente ironico della riflessione era questo: a chi propone il matrimonio dei preti e una “maggiore inculturazione”, come rimedio alla scarsità delle vocazioni al sacerdozio nella Chiesa cattolica... i giapponesi rispondono che quei due metodi sono proprio quelli che hanno già dimostrato di non produrre risultato per frenare il calo drammatico dei “preti” buddisti. I quali (almeno in Giappone) sono sposati e “inculturati” (il “mestiere” del “prete” buddista se lo passano di padre in figlio), ed in 35 anni sono calati da un milione e mezzo ai circa 300mila di oggi, col risultato che i templi buddisti stanno per estinguersi. Statisticamente, un tempio buddista per sostenersi ha bisogno delle offerte di almeno 300 famiglie di fedeli. La maggioranza degli 86.000 templi buddisti in Giappone è perciò a rischio di estinzione.

5) Il vero artista non costruisce storie ma si lascia trascinare dai personaggi che ha creato (devo alla Flannery O'Connor questa deduzione). Forze oscure hanno estirpato la fede cattolica dal Giappone, ridotta ormai a retaggio di una trascurabile minoranza (proporzionalmente, è come se in tutta Italia fossero cattolici solo gli abitanti di Ravenna); ciononostante anche i non cattolici hanno ancora una nostalgia di quel cattolicesimo che hanno estirpato. Negli anime lo noto nella presenza di rassicuranti statue della Madonna nei punti dove più apparentemente è inutile citare il cristianesimo; oppure il Kyrie Eleison musicato in più serie, per dare un senso di vertigine e di paura della morte (evidente reminiscenza di solenni liturgie funebri della Chiesa); talvolta vi trovo anche la blasfemia (gratuita) e il tentativo di accomunare gli “spiriti” con l'idea cattolica del demonio. Solo in alcune produzioni recenti hanno cominciato a far la loro comparsa anche le perle dello stupidario laicista occidentale (dovute peraltro alla necessità di esportare gli anime in USA).

6) Episodio 2/12. Tra le altre scene, Takemoto saluta con commozione la sua camera: proprio come i monaci che trasferendosi ad altro convento baciavano le pareti della propria cella, quella cella dove gli anni passati nello studio e nella preghiera li avevano forgiati e visti crescere.

lunedì 12 luglio 2010

Testimoni onesti, coerenti e credibili

...C’è stata una generazione di cattolici che ha interpretato il cristianesimo prima di tutto come una morale. I ragazzi che conoscevo ieri, oggi sono cresciuti, ma non si sono spostati di una virgola. Oggi hanno bisogno di Travaglio e del suo giornaletto, che sprizza moralismo dalla prima all’ultima pagina. Costoro mettevano sempre avanti a tutto, prima di tutto, la necessità di “essere testimoni credibili”. Essere “credibile”... come se la gente si convertisse perché incontra un “cristiano onesto”! Come se Gesù Cristo avesse scelto, per fare la Chiesa, dei personaggi “credibili”, “coerenti”, tutti d’un pezzo (sappiamo tutti che bella figura faccia Pietro, il primo Papa, nei Vangeli!); come se Gesù quel giorno, sulla riva del lago, invece di fare a Pietro quella domanda perentoria, sconvolgente e commovente (“mi ami?”) gli avesse chiesto, per tre volte, un ben più banale “Sei stato onesto?”. Non è sulla coerenza che l’ha esaminato, ma sull’amore. E’ un’altra cosa, un altro mondo.
Citato dal blog La Cittadella.

domenica 11 luglio 2010

Perché rivogliono la Messa tridentina?

«…A onor del vero devo dire che qualche volta entravo in chiesa, quando avevo - emotivamente - bisogno di pace (lo fanno tutti, sai?) Solo che quelle omelie sociologizzanti sul terzomondo, sui poveri, sulla droga, sulla disoccupazione… Che noia mortale, che banalità! Quelle canzonacce western accompagnate con la chitarra, quelle mani sudate da stringere a segnale convenuto, quei foglietti - sì, quelli sui banchi - pieni di astruserie sulla pace, quelle chiese a forma di garage, quel continuo chiedere soldi per i motivi più disparati, quegli intrattenimenti improvvisati da parte del prete, le chierichette… ricordavo la vecchia liturgia (ero bambino quando il nonno mi portava in chiesa): non mi entusiasmava di certo - dato che non me ne importava niente - ma almeno aveva una sua serietà. Adesso, uno che si riavvicinava alla religione dei suoi padri col cuore spezzato, cosa trovava? Una manica di cretini che si tenevano per mano come al girotondo per dire il padrenostro?
Morivo di solitudine e, pur di stare in compagnia, forse avrei accettato di intrupparmi in una parrocchia. Magari vi avrei potuto trovare una brava donna… Ma l'idea di mettermi anch'io a fare il pagliaccio mi faceva schifo…»
Citato da: Rino Cammilleri, Consigli del diavolo custode per andare all'inferno senza strafare, pag. 43.

sabato 10 luglio 2010

Il culto di Lenin

I pagani adoravano le forze della natura e perfino gli animali. I russi hanno adorato il corpo di Lenin sulla Piazza Rossa per tanti anni.

Lenin era per loro l'idolo tagliato su tutte le misure, adattato a tutte le età. C'era un Lenin per i bambini dell'asilo, c'era un Lenin per i giovani pionieri, un Lenin per gli adolescenti del komsomol, un Lenin per la gente matura. Il suo nome riempie l'URSS. In ogni città esiste una Via Lenin, un Boulevard Lenin, una Piazza Lenin. La vecchia Pietroburgo è diventata Leningrado. Oggi, però, con un referendum popolare, è ritornata la città di S. Pietro.

I busti, le statue, i quadri, gli archi di trionfo in onore del leader non si contavano, come le scritte inneggianti al fondatore del socialismo reale, gli ospedali, le navi, le fabbriche intestate al suo nome. In occasione del centenario della sua nascita – 7 aprile 1970 – le radio, la Tv, i due cinematografi di Togliatti non trasmettevano e non proiettavano altro che biografie del festeggiato e continue incensazioni alla sua opera.

La sera della festa anche i militi fecero baldoria e si ubriacarono.

In ogni città dove Lenin ha soggiornato esiste un museo che lo ricorda. Le due case ad Ul'janovsk, dove è nato e dove ha dimorato, sono state incorporate in un unico edificio e ne è risultato un santuario laico, meta di innumerevoli pellegrinaggi. Io ci andai con una comitiva, la quale fu rimproverata dalla custode perché non dimostrava quella religiosa compunzione che è d'obbligo, ma soltanto un moderato rispetto, come quando si visita, per esempio, la casa del Manzoni o del Leopardi. Quel rimprovero indusse i miei amici a rinunciare alla visita e a fare ritorno sul battello.

Io invece continuai, adeguandomi alla situazione, ossia assumendo un aspetto compunto e devoto. Quando arrivai davanti al luogo, dove si trova la statua del nume, la stanchezza di una notte insonne, la nicchia, le mattonelle con il simbolo della falce e martello, per riflessi condizionati quasi quasi mi facevano… inginocchiare, come tutti gli altri. Certo mi costò non poca fatica conservare quell'aria seria e devota davanti ai cimeli del grande uomo, sistemati in varie sale, fra cui una copia del suo cappotto, di cui l'originale si trova in un museo di Mosca. Vidi anche la scuola frequentata da bambino dal futuro rivoluzionario. Nell'aula dove egli era stato seduto sui banchi potevano entrare una volta sola, in tutta la vita, gli alunni della prima elementare.

Nelle celebrazioni del centenario un sosia di Lenin si esibiva nei teatri pieni di invitati per creare l'illusione che l'idolatrato fosse ancora vivo e suggestionasse le folle col suo influsso magnetico. In attesa che si levasse il sipario, la tensione del pubblico era tale da raggiungere il parossismo.

Spente le luci, s'alzava il tendone e l'immagine si stagliava sul fondo rosso, illuminata da fari abbaglianti. Nei palchi e nella platea esplodeva un applauso interminabile. Il Lenin redivivo – occhi a punta di spillo, zigomi sporgenti, sorriso enigmatico sulla larga faccia asiatica – alzava le mani, ritmando le acclamazioni della folla in delirio. Era uno spettacolo irreale.

Ad una manifestazione del genere partecipò, insieme al vicedirettore del VAZ[1], il rag. Polani, direttore del personale FIAT. Egli non nascondeva l'impressione suscitata in lui da quello spettacolo che si risolveva in un fenomeno di autosuggestione collettiva, dal fanatismo della folla, la quale, al termine della manifestazione, si era stretta attorno al sosia, baciandogli le mani, toccandogli il vestito, chiedendogli autografi, quasi si fosse trattato di Lenin in carne ed ossa. Gli agenti della milizia durarono molta fatica a liberarlo da quell'abbraccio soffocante.

In realtà la figura dello statista è rispettata e onorata anche dai dissenzienti del regime e perfino da molti membri del clero.

Anch'io l'ho onorato in un modo che può sembrare infantile, ma non per chi crede.

Un giorno, passando vicino alla sua statua che sorge imponente sul vasto piazzale antistante il VAZ, mentre i muratori impastavano il cemento per consolidare il fondo della piazza, non visto da nessuno, vi ho gettato una manciata di medaglie della Madonna con il gesto largo del seminatore.

I torinesi, invece, con il loro fine e simpatico umorismo, alludendo all'appellativo con cui viene chiamato il cadavere di Lenin: “la grande salma”, quando parlavano di questo rivoluzionario, l'appellativo che usavano comunemente era “il salmone”. L'interprete faticò non poco a capire il perché delle nostre risa mal represse.
Citazioni da: don Galasso Andreoli, Cappellano con la FIAT a Togliattigrad, edizioni La Casa di Matriona, 1991, collana “Quaderni de L'Altra Europa”, pagine 120-123.


1) Il VAZ (Volžskij Avtomobil'nyj Zavod: Stabilimento Automobilistico sul Volga) era lo stabilimento FIAT a quindici chilometri da Togliattigrad. Alla città, il cui antico nome era Stavropol (“città della croce”), era stato assegnato dal 1964, anno della morte di Togliatti, il nome di Togliattigrad. Distava circa mille chilometri da Mosca. Nel '62 la FIAT, nell'esposizione di Mosca, aveva mostrato un progetto di uno stabilimento capace di produrre duemila automobili al giorno, cosa che aveva convinto i sovietici – fino ad allora arretratissimi nel settore automobilistico. Le prime sette vetture furono prodotte il 20 aprile 1970, centenario della nascita di Lenin. La piena operatività (duemila auto al giorno) fu raggiunta nel 1973.

Don Galasso Andreoli (1929-2005) è stato per tre anni cappellano per i lavoratori italiani a Togliattigrad a partire dalla fine del 1969.

giovedì 8 luglio 2010

La vera religione

«…Se credete che vi è Dio, avete da credere che vi sia ancora la vera religione.

Ma se non credete che la religione nostra della Chiesa cattolica romana sia la vera, ditemi, qual è la vera?

Forse quella dei Gentili che ammette tanti Dei, e così li distrugge e nega tutti?

Forse quella dei Maomettani, che è un miscuglio di favole, d'inezie e contraddizioni? Religione inventata da un infame impostore, fatta più per le bestie che per gli uomini?

Forse quella dei Giudei i quali per altro ebbero un tempo la vera fede, ma perché poi han riprovato il loro aspettato Redentore, che ha insegnato la nuova legge della grazia, han perduto la fede, la patria e tutto?

Forse quella degli eretici che, separandosi dalla nostra Chiesa, che è stata la prima fondata da Gesù Cristo ed a cui fu fatta da lui stesso la promessa che non sarebbe mai mancata, han confusi talmente i dogmi rivelati, che ciascuno di loro nel credere è contrario all'altro?

Ah, che troppo è chiaro che la fede nostra è l'unica vera. O vi è fede, e non può esservi altra religione vera che la nostra; o non vi è fede, e tutte le religioni sono false.

Ma ciò non può essere; perché se vi è Dio, vi ha da essere la vera fede e la vera religione…

Dio mio, vi ringrazio che mi avete data questa santa fede»
Citato da: sant'Alfonso Maria de' Liguori, Affetti divoti a Gesù Cristo di un'anima che vuol esser tutta Sua, del 1768.

lunedì 5 luglio 2010

Intervista ad un sinistroide (ovvero: il bue chiama cornuto l'asino)

Sei di sinistra?
  • Sì.
Allora, qual è il problema con Comunione e Liberazione?
  • Personalmente non ho nulla contro il fatto che CL avvicini la gente alla fede cattolica. Quello che contesto è il fatto che CL vada oltre la sfera religiosa-educativa, per esempio sforando nella politica, nella scuola, nel lavoro. Alcuni fatti mi hanno convinto che CL sia in realtà un'associazione dotata di tutt'altro scopo.
“Fatti”? Per esempio?
  • Anzitutto la vita associativa tende a creare un legame profondo tra i vari associati, ma con un confronto che non è genuino perché hai a che fare con persone che già la pensano come te. C'è una “linea” da seguire e chi se ne discosta viene marginalizzato o addirittura estromesso. Mancando uno “scontro” di idee, si finisce per abituarsi a ciò che viene detto dall'alto, assorbendolo in modo acritico, poco libero, strumentalizzabile. Questo è particolarmente deleterio per i giovani.
Non capisco... stai parlando della Sinistra oppure di CL?
  • Parlavo di CL!!!
Sì, ma così hai fatto la figura del bue che chiama cornuto l'asino. Quel che hai detto si applica a pennello alla Sinistra, mentre...
  • Non interrompermi! Lo so anch'io che qualsiasi associazione di esseri umani ha idee e ideali che non vengono messi in discussione dagli associati (che si sono “associati” proprio perché li “condividono”). Lo so anch'io che è normalissimo veder estromesso dal circolo degli scacchisti qualcuno che si convincesse che è giusto spostare il pedone di tre caselle in una sola mossa. Lo so anch'io che qualunque aggregazione di esseri umani, perfino i giovani in discoteca, è accomunata da qualcosa a cui tendere e perfino da una sorta di “autorità” che glielo indichi (se tutte le TV dicessero che è noioso andare in discoteca, le discoteche si svuoterebbero).
Dunque perché CL sarebbe deleteria per i giovani e la Sinistra non lo sarebbe?
  • Perché CL fa politica!!!
Quindi solo la Sinistra è autorizzata a far politica? Non capisco ancora quale sarebbe il tuo problema con CL.
  • Il problema è che all'interno della vostra associazione le idee politiche sono ben indirizzate, le menti sono poco critiche, le posizioni variano assai poco da individuo a individuo perché come ho detto prima non esiste un vero dibattito ma solo un abituarsi a difendere sempre le stesse idee sentite e risentite in mille salse diverse.
Il bue chiama nuovamente cornuto l'asino? Quel che dici rappresenta perfettamente la Sinistra: guai a toccare uno dei Sacri Dogmi (come ad esempio l'Antifascismo Senza Se e Senza Ma)...
  • Non nominare il Sacrosanto Antifascismo invano, lurido Fascista!
Scusami, non volevo offenderti. Però ancora non hai nominato alcun “fatto” concreto su CL...
  • La politica attiva! Utilizza il suo potere politico per occupare posti di potere nelle scuole, nelle università, nelle istituzioni pubbliche, in modo da poter poi cooptare personale che condivide le sue stesse idee! Secondo me, però, i dirigenti pubblici dovrebbero garantire imparzialità nell'assunzione e nella nomina del personale, con criteri oggettivi di valutazione e senza clientelismi.
Scusami lo sbadiglio, ma anche stavolta stai descrivendo la Sinistra (che non è certo generosa con chi non è di Sinistra)... addirittura augurandoti una soluzione “non di Sinistra” (cioè la deprecata “meritocrazia”).
  • Lo vedi che sei il solito Fascista? Io non intendevo la meritocrazia! Ho detto solo che, per esempio, un dirigente di ASL dovrebbe assumere personale oggettivamente qualificato e ben preparato, anziché procedere per clientelismi come ad esempio è avvenuto nella sanità in Lombardia!
Volevi dire che napoletani e calabresi vanno a farsi curare a Milano, ma nessun milanese va a farsi curare a Napoli o in Calabria?
  • Lo vedi che sei Fascista? Con te non c'è dialogo! Sì, lo sanno tutti che il sistema sanitario lombardo è molto efficiente. Lo so anch'io che il dirigente tende ad assumere persone che conosce e di cui si fida. Ma questo porta però al rovescio della medaglia: per esempio un dirigente che assume solo ginecologi obiettori di coscienza!
Laus tibi Christe! Abbiamo capito quale era il punctum dolens: l'aborto, uno dei Sacri Dogmi della Sinistra. Dunque la tua è semplicemente una guerra di religione...
  • Ma smettila col tuo Latinorum! L'aborto è un diritto sancito dalla legge, diritto che la Sinistra ha sempre promosso e difeso, e perciò un dirigente che assuma soprattutto obiettori di coscienza sta di fatto usando il suo potere per controllare la società!
Sì, certo, di questo ne parleremo quando anche tu farai un'esperienza concreta simile all'aborto (è noioso parlare di aborto proprio tra noi che non siamo stati abortiti).
  • La tua è solo un'opinione. La tua opinione ha dignità quanto la mia. Vedi? Io posso avere un'opinione diversa dalla tua e dichiarare che questo block-notes è in realtà un fiasco di vino. Tu mi guarderesti sbigottito, ma è un mio diritto avere opinioni diverse dalla tua. E lo stato deve proteggere le mie opinioni e anche la loro applicazione. Per me un principio di vita non è vita: molti sono della mia stessa idea. Lo Stato protegge per legge questa cosa e perciò dico con coerenza che in una clinica non bisogna assumere medici obiettori di coscienza. Medici obiettori, puah!
Come? Quando si tratta di armi (che potrebbero essere usate per uccidere innocenti) l'obiezione di coscienza è sacrosanta, ma quando si tratta di aborto (che è per definizione uccidere innocenti) l'obiezione di coscienza è “puah”?
  • Ecco, lo vedi come sei Fascista? Come tutti quelli della tua setta, dal primo all'ultimo. Bisognerebbe abolire CL.
Scusami se rido, ma “abolire CL” è un insulto alla grammatica italiana. CL non è una legge che si può abolire, non è un ente statale che si può abolire (conosci già la storia di CL): vuoi forse proibire per legge l'essere ciellini? Se riesci a proibire per legge l'essere interisti, avrai condannato già tre quarti dei ciellini...
  • Sì, su questo hai vinto tu: lo ammetto, esistono delle idee che non hanno diritto di esistere (come ad esempio il NaziFascismo). Però bisognerebbe almeno impedire a CL di fare politica.
Vorresti impedire di far politica a tutti quelli che ritieni accomunabili al Fascismo? Dunque vorresti che restasse a far politica solo la Sinistra?
  • Ma insomma! Sei proprio un Fascista sul serio! Come te lo devo dire? CL è un'entità religiosa e perciò non deve far politica. Non perdere tempo a ripetermi che non è CL a far politica ma solo alcuni dei suoi membri, perché non mi basta. Il punto è questo: se uno appartiene a CL, non deve far politica, poiché altrimenti porterà avanti le idee di CL.
Quindi, secondo la tua logica, un interista non dovrebbe far politica perché altrimenti lavorerà per rendere neroazzurro il mondo?
  • Sì, di fatto sì. Con la differenza che sull'Inter non è un problema (sono interista anch'io), mentre su CL il problema è grave perché CL non avrà mai una politica benevola nei confronti di certi Diritti Acquisiti come per esempio l'aborto, e di certi Nuovi Diritti per cui tutti combattiamo, come per esempio il matrimonio degli omosessuali.
Sta' attento perché tre quarti dei ciellini sono interisti, per cui hai una certa affinità con CL: potresti diventare ciellino anche tu...
  • No!!! Assolutamente no!!! Meglio morto che ciellino! Con te non si può parlare, vado via! Sei solo uno sporco Fascista, e con i Fascisti non può sussistere dialogo! Addio!
“Addio”? Vai via salutandomi con un saluto cristiano?
  • #@$&£%¼§!!!

venerdì 2 luglio 2010

Ascetica, legalismo, santità e allegria

Un antico detto monastico diceva pressappoco così: se riesci ad eliminare un vizio all'anno, sei sulla buona strada. Questo è esattamente il motivo per cui la Chiesa (anzitutto nell'esempio dei suoi santi) ha sempre raccomandato di fuggire le occasioni di peccato e di forgiarsi l'anima con digiuni e preghiere.

Siamo tutti capaci di peccare ma assai raramente ci rendiamo conto di un fattore fondamentale: il precedente. Un peccato già commesso in passato diventa una trappola facile in cui cascare non appena si riavvicina l'occasione. Aggiungere al proprio curriculum un peccato “nuovo” significa allungare la lista delle proprie “abilità”. Una volta creato il precedente, dopo un pentimento magari anche sincero, a distanza anche di molto tempo (anche di molti anni) si ricade più facilmente perché è come se si pensasse (seppure non in questi termini): “sì, come la volta scorsa”. Ossia un assenso dato in virtù dell'esistenza di un precedente. L'ascetica cristiana serve proprio a ridurre questo rischio e ad essere meno distratti quando il Tentatore invoca il Precedente. I digiuni, le preghiere, le pratiche di pietà sono come un body-building dell'anima.

Torna in mente l'orrore che provò il curato d'Ars nel vedersi così come Dio lo vedeva (ed era il santo curato d'Ars! e si vide peccatore così come Dio lo vedeva, vedendo l'abisso che lo separava dalla perfezione). Ma torna in mente anche il san Domenico Savio: «la santità consiste nello stare sempre allegri». Così giovane e già aveva capito che la perversione dell'ascetica cristiana è il legalismo protestante (che vedo ottimamente rappresentato nel film Dies Irae quando il pastore protestante si nega anche l'abbraccio di sua moglie dicendo corrucciato e con voce ferma: “no! ho molto peccato!”)

Vincere un vizio all'anno è impresa assai più ardua di quanto non riusciamo ad immaginare. Se non altro, perché concentrarsi solo sui peccatucci e peccatoni della vita quotidiana (che poi son sempre gli stessi) può ridurre la vita morale ad un mestiere, ad un bon-ton.

giovedì 1 luglio 2010

Primo venerdì del mese

Domani è il primo venerdì del mese: confessione e comunione! Un'occasione così non posso sprecarla (e non solo per il fatto che è già faticoso riuscire ad imbroccare nove “primi venerdì” consecutivi).

La pia pratica non può garantire la certezza assoluta della salvezza ma promette la tutt'altro che trascurabile grazia della perseveranza finale (quanto può essere salutare, nell'imminenza della morte, almeno un atto di contrizione perfetta!) Ragion per cui i nostri bisnonni facevano di tutto per non perdersi un primo venerdì del mese.