Ora, nel leggere quelle parole ci si dovrebbe domandare subito: che differenza c'è tra sogno e desiderio? Già sappiamo quanto sia ambigua, nell'uso comune, la parola desiderio: quando, per esempio, vediamo qualcuno che nel vendicarsi crudelmente afferma che “desiderava fare giustizia”.
Ma quando si usa la parola sogno si sottintende molto spesso l'aver messo in stand-by la propria ragione. È generalmente una fuga dalla realtà, qualcosa di irrealizzabile o di eccessivamente sproporzionato. Come quelle undicenni che affermavano di “sognare” una vacanza alle Hawaii, non solo senza neppure sapere dove sono le Hawaii, ma senza neppure saper dire perché alle Hawaii la vacanza sarebbe meglio che sulle spiagge della costiera.
Insomma, generalmente si dice “desiderio” per intendere qualcosa che abbia a che fare con la realtà, mentre i “sogni” sono per lo più composti da parole fascinose ma ultimamente vuote, di mutevoli immagini di una felicità irrealizzabile.
Dunque, codesta azienda afferma di avere il potere (previo congruo pagamento) di far diventare realtà un tuo particolare sogno. L'azienda, per vendere il proprio prodotto o servizio, deve convincerti che lo stavi sognando. L'illustrazione sul cartellone tenta di farti “sognare” (anche solo per associazione di idee), ciò che loro si dichiarano pronti a venderti.
Vien dunque da dire che il consumatore (nel senso più beota della parola) è quello che insegue i sogni piuttosto che i desideri, quello che compra sogni insistendo nel dirsi da solo che sono desideri, illudendosi così di saziare (piuttosto: stordire) la sete di infinito che ha nel cuore. Mi ritorna sempre in mente Cesare Pavese, quando dice che c'è una sola cosa peggiore del non riuscire a realizzare i propri desideri[1]. Ed è il realizzarli.
1) Vale anche per i sogni.