domenica 3 gennaio 2016

Finita (era ora) la bufera natalizia

Ringraziando il buon Dio, è finalmente passato anche questo Natale-Capodanno. È, ogni anno, il periodo in cui mi prende un incoercibile desiderio di darmi alla vita eremitica. Raffiche di auguri, tempeste di frasi di circostanza, uragani di gesti natalizi, per una buona metà nei confronti di gente che sta pensando: "ne farei volentieri a meno", ma non ne può fare a meno a causa di una pressione superiore.

Alcuni momenti topici.

Una dice con entusiasmo: "andiamo a vedere le luminarie". Erano una serie di lampadine inchiodate a delle strutture generalmente in legno. Le lampadine erano accese perché vi circolava energia elettrica.

Un altro dice con gioia: "andiamo a vedere i presepi". Era la mostra del fai da te, in cui la scena della Sacra Famiglia era quella a cui era stata dedicata minor attenzione. Dettagliatissimi balconi, scale, casette e mini-vani aggiuntivi, tutto in rigoroso abuso edilizio e massimo spregio delle più elementari norme di sicurezza, con una dovizia di particolari da far gioire piuttosto uno psichiatra.

Un'altra dice: "andiamo a mangiare una pizza". Locale strapieno, con gente accampata a mangiare anche sotto i tavoli o appesa ai lampadari. Ci siamo arrivati dopo una colonna di traffico da film di fantascienza. Il parcheggiatore mi ha inseguito fino al di là della strada per esigere la mazzetta esentasse (che non gli ho dato perché non ho usufruito del parcheggio della pizzeria).

Dal commercialista uno dei soci, con una stretta in gola, mi dice: "ma lì ci sono i panettoni, prendine uno anche tu". Sottinteso: rimasugli delle regalìe per i clienti più ragguardevoli. Rispondo distrattamente, per fargli capire che non avrei toccato il suo tesssòòòro. Ma più tardi una delle segretarie interviene sul posto e con voce tutta natalizia mi dice di prenderne uno "di quelli con la bottiglia", più pregiato. Non me lo faccio ripetere due volte e porto trionfante il trofeo a casa, lasciandomi notare dal vicinato più curioso di un reparto spionistico sovietico.

Sono stato a Messa nei soliti posti dove sono poco conosciuto, fuggendo via subito dopo la fine della liturgia in modo da non dover dare e ricevere altri stupidissimi auguri dentro e fuori dalla chiesa. Ma c'è gente che è riuscita a farmeli lo stesso, approfittando del fatto che - caso raro! - avevo risposto al telefono pur notando un numero chiamante sconosciuto.

Avrò offeso mortalmente un po' di parenti e conoscenti, dicendo che gli impegni che avevo in queste festività non mi permettevano un pranzo o una cena o un'uscita con loro. Temevo infatti le solite abbuffate pantagrueliche, esagerate perfino per una buona forchetta come me.

Nella Religione Civile Obbligatoria attualmente in vigore, si esige che in occasioni come compleanni e onomastici sia pressoché obbligatorio "fare gli auguri".

Si tratta di un'usanza pagana derivata dall'idea molto approssimativa che la vita cominci al momento della nascita anziché al momento del concepimento. Festeggiare un compleanno è un modo per allontanare la paura di morire: vedete? Ho compiuto (cioè concluso) un altro anno di vita (secondo il riferimento fissato all'Anagrafe comunale) e sono ancora vivo.

L'onomastico è invece un'usanza cristiana. Dal momento in cui i genitori battezzavano il proprio figlio col nome di un santo che era loro caro, alla solennità liturgica del santo avevano ben da festeggiare: nostro figlio che porta il tuo nome è ancora affidato alle preghiere tue e di tutti gli altri santi che sono con te in Paradiso, io che porto il tuo nome ti chiedo intercessione nel giorno della tua festa liturgica.

Non ha molto senso festeggiare i compleanni, se non per i significati amministrativi che hanno nella società (a tale età puoi conseguire la patente di guida, a talaltra età puoi andare in pensione).

Non ha molto senso festeggiare un onomastico, tranne nel caso di sincera devozione al santo e partecipazione alla liturgia in suo onore (il che è decisamente raro perfino tra i cosiddetti cattolici: quanti sono quelli che per festeggiare il proprio onomastico vanno alla Messa in onore del santo di cui portano il nome? una sparuta minoranza).

Ma la Religione Civile Obbligatoria comanda ugualmente di festeggiare e scambiare auguri ed auguroni. La Religione Civile Obbligatoria ha esattamente i difetti che contesta al cattolicesimo: dogmi inspiegabili, ritualismi inutili, pesi imposti al buonsenso.