lunedì 21 agosto 2017

MilanoMilano

Una curiosa malattia della nostra società: la divisione netta tra tempo passato lavorando e tempo passato godendosi la vita. Come se il tempo speso sul posto di lavoro non fosse vita, ma fosse solo il prezzo da pagare per poter sentirsi vivi, per pagarsi tempo "vivibile". Prima lavorano tutto il giorno, e poi la sera devono "esagerare". Dopo tutta la settimana, il week-end in cui si deve "esagerare". Dopo qualche mese di lavoro, in occasione di ogni ponte o di ogni settimana di ferie, occorre "esagerare". Come se la vita finisse in caso di assenza di "esagerazioni".

Così, abbiamo questa vecchia conoscenza che una quindicina d'anni fa ha lasciato il paesello per andare a lavorare a Milano. Per conquistare quella che considerava la sua libertà. E la prima cosa che ha fatto lì è stata adeguarsi a quella moda: da un lato lavoro senza sosta, e dall'altro esagerazioni senza sosta.

Alle soglie dei quarant'anni, si iscrive al corso di canto. Moderno. Canzonette anni ottanta. Prima lezione, il maestro super esperto la rimprovera... senza sosta, perché a Milano è tutto senza sosta. Severissimo, dicono che sia bravo, in realtà lo fa per togliersi dalle balle gli sfaccendati che credono di comprare un talento senza altro impegno che pagare la tariffa. Invece di mandarlo a cagare, lei prenota le lezioni successive, e l'esimio professore assegna anche i compiti per le vacanze: esercitarsi sulla Donna Cannone, che dovrebbe essere un brano famoso (non fatemelo cercare con Google). Ma forse ha prenotato solo perché a quel corso - al pari del corso di ballo, della piscina, del club - si possono conoscere dei single.

Single, sì. La menopausa incombe, e dopo aver passato tutta la vita fertile a evitare di diventar mamma, decide che le occorre trovare un compagno con cui fare un figlio. Unirà l'utile e il dilettevole, prenotando una vacanza a Rimini. Mi chiede se conosco Rimini. Certo che la conosco, ci andavo almeno due volte l'anno - per gli esercizi spirituali e per il Meeting del movimento. Ma no, tu non la conosci, tu a Rimini non vai mai per divertirti. Oh, cielo, divertirsi a Rimini: e cosa c'è di tanto divertente? Girare per negozietti e localini in mezzo a un fiume di gente in attesa di occasioni di peccare contra sextum?

Mi confida che intende tornare a una certa vacanza per single, una cosa organizzata per far incontrare la domanda e l'offerta. La tanto agognata libertà della donna ha prodotto solo una catasta di attempate ultratrentenni single che lavorano per pagarsi il tempo "vivibile" (quello dove si "esagera") e che nel frattempo avvertono con con crescente allarme l'avvicinarsi dell'ultimo rintocco della fertilità.

Ha ripetuto liturgicamente il solito discorso sulla necessità di una reciproca attrazione fisica e mentale (come se questi due ingredienti, una volta apparsi, fossero garantiti a vita... e come se avesse dimenticato di essere già da troppi anni nella fase declinante della propria vita fisica). Ha setacciato la comitiva di amici, il gruppo del corso di canto, i compagni di classe del liceo, per accorgersi che gli unici single sono solo i soliti rimasugli stantìi del fondo del magazzino. I principi azzurri hanno già tutti moglie e figli - e quelli divorziati hanno già sottomano qualcuna più appetibile. E sullo sfondo, questa società del "guadagna-consuma-crepa" si sta estinguendo.

Intanto il suo "ex" fidanzato col quale da giovane spese sette o otto anni di fidanzamento lavora presso una stazione di servizio col terrore di essere prima o poi sostituito da un extracomunitario. L'età e la forza di gravità lo hanno trasformato: il palestrato di una volta vede sbiadire e trasformarsi in modo goffo i suoi primi tatuaggi, non riesce a liberarsi della pancia da bevitore, ha una pelle che sembra una giacca spiegazzata, sembra un sessantenne in ogni dettaglio - salvo il fatto di avere appena 45 anni. Vive in perenne attesa del giorno di paga: qualche tempo fa è stato ridotto al lastrico dalla ex moglie che sposò convinto della reciproca "attrazione fisica e mentale". È già tanto che abbia ancora una vecchia Hyundai usata, che costituisce l'oggetto delle sue preghiere-imprecazioni mattutine finché non si accende il motore. Talvolta riesce perfino a chiedersi cosa sia andato storto nella sua vita.[1]


1) A questo scenario manca solo il giovane parroco che durante la predica dica che bisogna farsi tutti evangelizzatori e leggere una pagina di Vangelo ogni giorno e commentarla in famiglia. Se gli va bene, i due soggetti citati in questa pagina si limiterebbero a indirizzargli un'occhiataccia interrogativa: da quale remoto pianeta sei appena arrivato?

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